Mostra Personale a Sala Mattioli, Vasto

flyer-1-web.jpg

Cos’è la creatività? Un pozzo profondo, pieno di idee, esperienze di vita, fede e un continuo desiderio di conoscenza. Creare è ricercare, perlustrare ed inseguire i modelli universali, trovare correlazioni e regole per metterle poi in discussione, andando così ancora più a fondo, fino ad arrendersi e, con coraggio, fidandosi, lasciare che la consapevolezza incontri l’inconscio. Creare è in molti casi un processo libero, astratto ed etereo, effimero come i fiori che io dipingo.

“Il lavoro è ciò che fai ad ore, ma è la passione ciò che trasmetti con un dono” Lewis Hyde.

Cosa significa ‘creare’ in questa nostra società regolata da un sistema economico in cui tutto deve avere un prezzo. È difficile dare un valore monetario alla creatività, che si nutre di passione e originalità, e non dovrebbe essere sottomessa alle leggi di mercato.

Ho cominciato ad ascoltare un podcast in cui un esperto di funghi, Merlin Sheldrake, parlava della loro interconnessione col pianeta, della loro simbiosi con l’ambiente che li circonda e dell’armonia che si genera quando tutti gli elementi naturali si rispettano e vivono in equilibrio. Merlin parlava di questi argomenti con l’intenzione di farci capire, prendendo come esempio l’esistenza silenziosa ma essenziale dei funghi, quanto sia importante considerarci parte di un tutto in stretta interdipendenza. Questo sentimento di appartenenza alla natura, potrebbe portare l’umanità ad un risveglio, alla salvezza del pianeta e alla cura coscienziosa del nostro ecosistema. Le parole di Merlin mi hanno davvero colpito, le sue affermazioni erano l’antitesi dell’individualismo, del separatismo. L’allontanamento del cuore dal corpo, la scissione tra la ragione e l’anima, il distacco tra di noi: non sono forse questi i problemi all’origine del decadimento del nostro mondo? Arrivare a capirlo ed averne consapevolezza potrebbe ridurre i conflitti e incoraggiare la cooperazione?

Nello stesso modo se consideriamo il valore di un albero di mele solo dalle mele che produce, non dimentichiamo forse l’intera sua infrastruttura, ignorando e disprezzando per esempio l’intima e segreta relazione del micelio fungino con le radici dell’albero? Le parti nascoste non sono altrettanto importanti, ed estremamente necessarie, al fine di gustarsi un’ottima mela?

Così ho iniziato a capire che questi meravigliosi fiori che disegno e dipingo, pieni di speranza e appariscenza, non sono altro che la parte più bella di un lento e silenzioso processo di maturazione della pianta e ho notato come questo sviluppo sia paragonabile alla crescita di un artista: lo schizzo di un fiore può sembrare un atto semplice e veloce, ma spesso nei semplici tratti disegnati vi sono anni di sperimentazione e pratica passati a scavare e giocare con le forme e i colori, anche sbagliando, e non solo in campo artistico. Ogni disegno è vitale, contiene dentro di se tutta la strada percorsa, le scelte fatte, le sfide accettate e intraprese, il mondo che ci circonda nel presente e anche il modo in cui tutto questo si adatta nell’intero quadro della vita.

Per questo, mentre dipingo la fioritura di un albero, la mia curiosità e attenzione non è rivolta solo a quel preciso momento ciclico. Mi immergo nelle differenze tra le piante, studiando il loro posto nel paesaggio, riflettendo sul modo in cui il sole colora i loro petali, sull’ambiente che scelgono per crescere, immerse nel ronzio delle api e nelle dolci fragranze. Il modo in cui dipingo i fiori del mandorlo quest’anno potrebbe essere differente dall’anno passato e questo perché il modo in cui percepiamo le cose cambia e l’opera di un artista è un riflesso, non sempre consapevole, di queste infinite combinazioni.

Il mandorlo è il primo albero a fiorire, lo fa ancora in inverno e per questo con la sua rinascita, è un simbolo pieno di speranza. Amygdalus communis dulcis, mandorla dolce. Penso che il nostro passaggio su questa terra serva a riconoscere la sacralità della vita, l’immensa rete di intrecci e connessioni tra le diverse esistenze, questo intreccio quantistico. Vi è qualcosa di così dolce e rassicurante nell’annuale ripetersi del ciclo naturale della fioritura del mandorlo, sempre il primo, inevitabilmente sotto la neve. Questi alberi che profilano la mia veranda hanno un portamento e una presenza affascinante, il brusio delle api che si cibano del nettare dei suoi boccioli è incoraggiante. Dietro di loro il cielo varia da un luminoso azzurro ceruleo ad un grafite, da un platino ad un grigio Payne. Loro si stagliano fieri, a volte spettrali nella sera oscura e misteriosa.

“Vorrei solamente che qualcuno ti abbia detto della tua vera natura. Di quanto tu sia connesso ai ghiacciai di montagna o alle orchidee tropicali. Di come tu sia una derivazione degli antichi pesci e, ancora prima, di una singola cellula che ha scoperto il piacere di unirsi ad altre. Di come la luce delle stelle, da sempre, anima qualsiasi cosa intorno e dentro di te” Dr Elizabeth Sawin

Custodire un uliveto, curando ne e potando ne le piante, i miei dipinti riflettono l’ambiente in cui vivo, con le sensazioni e le meditazioni che scaturiscono dai suoni e dai profumi che mi circondano, dai giochi di luce, arrivando a riconoscere il grande potere terapeutico della natura.

Nei miei quadri lavoro in un sottile equilibrio tra spontaneità e scelte intensionale, cercando di trovare il giusto allineamento. Amo il contatto fisico con le opere più grandi, il fluire, il movimento a dispetto dell’immobilità, l’essere al di sopra del ‘gusto’, tutto è un esperimento, un gioco che rompe gli schemi e crea un conflitto, facilitando la fusione. Traggo un grande piacere da ogni singolo, tratto di gesso o linea, con consapevole del’importanza della musica, che ha nel dare accesso alla parte più profonda di noi.

Lavoro a spinte intermittenti, gli schizzi iniziali vengono a mano a mano riadattati attraverso un processo istintivo. Gran parte delle decisioni ‘estetiche’ arrivano intuitivamente, sul momento. Grafici e piatti campi di colore risiedono arditi vicino a nitidi segni dettati da gesti rapidi, in piena contrapposizione con essi. Mentre lavoro per trovare l’equilibrio nella composizione e sulla tavolozza, trovo un’immensa soddisfazione in un veloce e travolgente tratto di gesso o nel gioco che mi porta a trovare la vibrante energia nel dipinto.

Nei miei quadri parto sempre prendendo spunto dalla natura che modella le mie giornate. I semi che anni fa ho piantato hanno ora generato spirali e turbinii esultanti e vivaci, come i capolini conici dell’echinacea, che con i loro vortici di arancio bruciato si elevano da una corolla di lame pendenti. Ne ammiro le trasformazioni, gli steli sfioriti, cascanti, avvizziti, croccanti, fermi. E che dire del robusto vigore della ginestra estiva, una pioggia di colore, esplosioni di corolle di cadmio dorato e dolci sentori di vaniglia. Ginestra di miele, i suoi fiori sono come piccole farfalle dalle ali giallo limone, dai rami pendono lunghi baccelli che si attorcigliano ed esplodono, e le sue crepitanti teste di limone sono una manna per le inebriate api.

E l’ancestrale, mitologico fico? sono circondata da molti di questi enigmatici alberi neolitici, una delle prime piante addomesticate dall’uomo. Il fico vive da millenni una complessa evoluzione in stretta relazione simbiotica con la vespa del fico tanto che l’uno non potrebbe sopravvivere senza l’altra. La vespa femmina entra, senza più uscirne, dal momento che perde ali e antenne, nel bulbo del fico per deporre le uova. È incredibile pensare che il fiore del fico si trova all’interno del bulbo carnoso, e non veda mai la luce del sole. Questo siconio sboccia dentro sé stesso. Ne risulta un dolce, vischioso frutto mieloso, morbidi rami malleabili e grandi foglie arricciate dai lobi ondosi.

Ho dato vita ad una nuova serie di acrilici su carta prendendo come soggetto i fieri iris selvatici che crescono intorno al mio studio. Movimento e fluidità, staticità e oscillazione. Il gioco delle luci che guizzano tra le foglie e le trasparenze dei petali delicati donano a questi fiori una forma quasi umana. Tra le curve delle corolle, gli steli bulbosi e le barbe lanuginose, cerco di catturare l’afflosciarsi e l’innalzarsi di una natura imprevedibile e in veloce dissolvenza. Questi magnifici fiori racchiudono in loro la speranza, il loro nome ‘iris’ deriva dal greco e significa ‘arcobaleno’, un simbolo che è stato per noi molto importante durante questa ultima crisi mondiale.

Quando dipingo lavoro procedendo per livelli, cosa che i colori acrilici mi permettono di fare perfettamente. I vari strati che ne derivano e che si sovrappongono l’uno all’altro riflettono il mutare delle emozioni, così come i tratti più o meno decisi, liberi e tenui, a volte invece deliberatamente forti, catartici, altre volte spontanei ma pur sempre radicati nelle forme naturali. Il “layering” è un modo per spezzare il campo visivo, separare gli elementi, che, pur essendo indipendenti, si fondono, si ‘scontrano’, mitigano e alleggeriscono, si mescolano in unità.

Vi è una grandiosa energia nel creare!

È la natura stessa che scandisce il ritmo del disegno e della pittura. I passaggi sono dettati dal mutare del tempo e delle stagioni, a volte possono essere irregolari, a volte ripetitivi, sta a me il compito di trovare un equilibrio tra la spontaneità dei tratti impulsivi e la soddisfacente ma monotona simmetria visiva. Come la ‘breakbeat’ spezza e fa vibrare i suoni gutturali e le melodie ancestrali, così l’arte rompe lo spazio visivo.

Sia la natura che l’arte vivono di regole squisitamente combinate con un’istintiva arbitrarietà, mai artificiosa. Qui risiede la spinta vitale, nel trovare l’armonia nelle contraddizioni, confidando nella fluidità intrinseca che è in ogni cosa ..Tutto questo dimora profondamente nella natura ed in tutti noi.

L’entroterra vastese dove vivo è davvero stupefacente nella sua infinita varietà di sfumature. In autunno lo studio è circondato da magnifiche tonalità fiammeggianti. Una danza di seppia, cremisi, ambra, rame, castano dorato, corniolo, ruggine e smeraldo. Toni luminosi, audaci e vibranti. Le colline coperte da tappeti di nobili ulivi, bersò di cascanti viti, le campagne ingiallite con quello che resta dei pomodori estivi, la terra rigirata dei campi appena seminati, erbe e cereali in attesa di germogliare. Cerco di catturare l’essenza di questo paesaggio giallo brillante, dalle tinte sgargianti e livide, che mi porta alla memoria il costante cambiamento, una luce accesa, il lasciar andare, riposando prima di una nuova rinascita, il letargo

What is creativity? a pooling of ideas, experiences, beliefs, curiosities, of searching, looking for patterns, making connections, questioning assumptions, digging deep, essentially it is an act of surrender, of trusting, courage, openness, channeling consciousness or the unconscious. Creating is in many ways a loose, abstract, ethereal labour, transient like the florals I paint.

‘Work is what you do by the hour, but labour is what results in a gift’ Lewis Hyde. What does it mean to create, where do we sit in the economic system, this gift economy where it is so very hard to put a value on creativity in monetary terms.

I started to listen to a podcast with Merlin Sheldrake, his specialisation is fungi, he discussed their interconnectedness recognised by how they exist on the planet. Their symbiosis with the environment, he talked about how if we too were to understand, appreciate this oneness and consider how everything is interlinked this might reduce our destruction of the planet, if we understood how very integral we are we would feel less inclined to want to purge and destroy parts of the living ecosystem. It really struck me that this oneness is the antithesis to separatism, individualism, this disassociation, from heart and body, from mind and soul, from each other and how it is at the root of so many of the world's problems. To understand that enmeshment reduces conflict and encourages cooperation.

He talked too about an apple tree and that if we only valued the apple, you would miss, depreciate the whole infrastructure, how the fungal mycelium interplay with the roots, existing below this intimate relationship, the hidden parts.

I thought about drawing and painting blooms as I do, these flowers are such a magnificent, hopeful, mediatory part of the growing process and I thought about how this relates to an artists practice, that the drawing of the flowers can be quick and easeful but essentially it's the years of experimentation, delving, play, falling, sketching that is so vital, looking at the bigger picture, the lifetime, the deliberations, the fits and starts and also how this all fits in to the whole picture of life, experiences, surroundings.

And when painting blooms, consideration and knowing is made to not only the tree at that point in its cycle but how that particular species differs from others or sits in the landscape, in reflecting the way the sun touches the petals or trying in some way to reflect the surroundings, the sounds of the bees, the sweet fragrance. How I paint the almond blossom may or may not be different this year to last and how that too is a reflection on how so much can change in one cycle. That how these works are consciously or not reflective of this emerging, interconnection.

Painting - Shakad, hebrew for hasty awakening, the almond is the first winter bloom, full of hope, rebirth, amygdalus communis dulcis, sweet almond. I guess we are here to recognise the sacredness of life, the connection to a web of life, this quantum entanglement. There is something soothing about the annual assurance of the cycle of blooms, the first is always the almond, inevitably it snows as it flowers. The trees near the terrace have a haunting, looming presence, the bees drone is encouraging and the skies backdrop varies from bright cerulean, to graphite, platinum to payne’s grey, or they stand proud, ghostly against the dark eerie evening.

“I just wish someone had told you your true extent. How you connect to mountain glaciers and tropical orchids. How you come from ancient fish and before that single cells that found advantages together. How starlight, even now, animates everything about you” Dr Elizabeth Sawin

Custodian to an olive grove, I tend and prune the trees, my paintings emulate the natural environment, sensations, reflections of the sounds and scents, play on light, an appreciation of the therapeutic qualities of the natural world. In the works I work on the balance between spontaneity and deliberation, on getting that alignment, I love the physical connection with the bigger works, the flow, fluidity against the stillness, loose over gusto, its all an experiment, play, breaking down the surface with conflict, ease, melting, I get so much satisfaction from a single sweeping chalk mark or line, the musicality is something I am very conscious of too, accessing deep within us, that guttural vibration, frequencies, the interconnection of movement, pattern, tone.

Working still in intermittent bursts, initial sketches are later adapted in an instinctive, immediate process., much of the aesthetic decision making is done in the moment - intuitively working. Bold, flat, graphic colour fields sit alongside swift, gestural marks contrasting with sharp punchy lines. Finding the balance in composition and palette, play on finding the humming, vibrating energy.

Still working with the forms in nature that shape my day, the seeds planted that form eddy, exultant swirls such as the echinacea’s conical heads, burnt orange vortexes that rise above drooping blades, I love to see the transformations, the sagging, wilting, crisp remains, where motion is fixed. Or the robust, vigour in the summer broom, oozing colour, bombastic in its popping projections of pollen, explosions of golden cadmium corollas & sweet vanilla scents. honey scented broom, ginestra, small yellow papillionaceaous flowers with lemon yellow wings, oblong pods that twist & explode, popping citrus heads for heady bees, glorious summer.

Or the ancient, mythological fig, surrounded by many of these Neolithic, enigmatic trees, one of the first plants to be cultivated by mankind they exist in a complex co-evolution, symbiotic relationship with the fig wasp, neither can exist without the other, the female wasp enters to lay eggs losing her wings and antenna to never leave. The incredible part is that within the bulbous flesh form lies the flower, it never sees the light of day, this syconium blooms inside itself. What remains is a sweet, gooey honey fruit, soft malleable branches and grand lobed waving, curling leaves.

I have proud wild iris’s around the studio and so embarked on a new acrylic series on paper, still trying to get a sense of the landscape that surrounds me. Working on movement and flow, stillness yet fluidity, the play on light flickering through the leaves or the transparancy of the delicate petals, the form of the flowers are so embodying, the curves and containers, the fuzzy beards, hafts & falls, trying to capture the droops and crests, sweeping, dissolving nature. These flowers hold hope and the word iris originates from the greek for rainbow, which has been a true symbol throughout this world crisis.

I work in a layering process but the acrylic paints allows for swathes of colour to be loaded on the brush, the layers give a sense of changing moods or opportunities to vary the mark making, sometimes loose, tenuous, other times with deliberate strength, freeing, spontaneous but also rooted in the natural shapes. the layering too is a way to break down the visual plane, seperate the elements, that are independent but then merge, conflict, soothe, ease, melt into togetherness. There is great energy in creating.

There is a rhythm in drawing and painting, patterns that follow nature itself. May they be irregular or repetitive, it is the play on finding a balance between the pleasure of making satisfying repetitions, visual symmetry to the more impulsive, spontaneous marks. Like beats & breaks, the guttural tones, ancestral tunes that vibrate and then in the knowing of where to break the visual space.

The flow that nature & art provide, meandering, branching, that discernible regularity that is so soothing exquisitely combined with instinctive irregularity, the uncontrived, the push, it is in finding the harmony in the contradictions, trusting the inherent fluency that is in everything. That deeply sits in nature and in us all.

The Vastese hinterlands where I live are truly glorious in their varying tones all year round, autumn time the studio is surrounded with magnificent blazing hues. A dance of sepia, crimson, amber, copper, auburn, carnelian, russet & emerald tones, bright & bold and vibrant. The hills are carpeted with noble olive trees, collapsed vineyards, littered with the remnants of summer tomatoes or freshly turned earth seeded, grasses and grains below germinating. In some way I try to portray an essence of this brilliant landscape, gamboge, lurid & burnished tinges, these changing colours remind us of constant change, of burning bright, of letting go, resting before new growth, hibernation.

web-flyer-7.jpg