“Floreali”, acquerelli e acrilici di Emma Archer
Mostra Personale alla Sala R. Mattioli di Vasto
Dal 25 al 29 luglio 2021
Nell’avvicendarsi di esposizioni d’arte nella nota Galleria Comunale di Vasto, scopriamo con sorpresa e piacere l’artista inglese Emma Archer.
Originaria di Birmingham (England), laureata in Belle Arti alla “Liverpool John Moores University”, vive e lavora in Italia, “… paese di cui è sempre stata attratta, fin da bambina”. “L’entroterra vastese dove vivo – leggiamo nel personale blog dell’artista – è davvero stupefacente nella sua infinita varietà di sfumature. In autunno lo studio è circondato da magnifiche tonalità fiammeggianti. Una danza di seppia, cremisi, ambra, rame, castano dorato, corniolo, ruggine e smeraldo. Toni luminosi, audaci e vibranti. Le colline coperte da tappeti di nobili ulivi, bersò di cascanti viti, le campagne ingiallite con quello che resta dei pomodori estivi, la terra rigirata dei campi appena seminati, erbe e cereali in attesa di germogliare. Cerco di catturare l’essenza di questo paesaggio …”.
Appassionate descrizioni queste di E. Archer che ci portano a guardare i suoi “floreali”, acquerelli e acrilici su carta, non come immagini semplicemente decorative, ma sincere e avvertite narrazioni documentali di una natura vivente, sbocciante e reclinante. I vegetali da cui l’immagine prende spunto, iniziale disegno e colore, giovandosi della tecnica delle sovrapposizioni e delle riprese lavorative in più fasi e riprese, continuano in certo qual modo a porsi in tutto il loro biologico divenire, fiorire ed appassire. In tali elaborate raffigurazioni resta documentato il mutare delle loro essenze linfatiche, delle apparenze non meno, cosicché lo sguardo dell’autrice, prima, del visitatore nella expo, trascorre, come per una lettura labirintica, lungo i tratti pittorici delineati, ora flessuosi e morbidi, talaltra decisamente liberi e ricchi di energia improvvisa.
I suoi quadri – rigorosamente costituite da piccole o grandi tessiture floro-vegetative, rigorosamente su fondo bianco – parrebbero degli ‘astratti’ d’autore. Sono in realtà traccia semiotica e cromatica dell’appassionato sguardo dell’artista sulla natura in cui ama vivere e costantemente interagire. Appaiono, di là del piacere estetico suscitato in chi guarda, testimonianza di una sua genuina e ferma idea: la convinzione panteistica che il creato tutto, seppur preso e goduto per ciascuna ramaglia, singolo bocciolo, fiore e frutto, per la peculiare e pur mutante sua forma, per il trasmutante colore e il vibrante riflesso di luce sui suo steli e foglie, sono parti interagenti, seppur costantemente mutanti – secondo la lezione del greco Eraclito – di un unicum di natura.
Per ben comprendere l’habitat visivo-emozionale in cui e con il quale l’Archer vive e opera, è fondamentale far proprio il concetto di “creatività” da lei definito “… un pozzo profondo, pieno di idee, esperienze di vita, desiderio di conoscenza”. Come dire che dal profondo del proprio sentire psichico ci si pone nella luce dell’esistente, personale e relazionale, con un’opera, ad arte compiuta, che sia e rimanga traccia significante, se possibile imperitura, di una ben individuale vita, d’una peculiare vicenda terrena, del terreno divenire del tutto mon meno.
Flowers, watercolour and acrylics by Emma Archer
Personal Exhibition at the R. Mattioli Room in Vasto
From 25 to 29 July 2021
In the succession of art exhibitions in the well-known Municipal Gallery of Vasto, we discover with surprise and pleasure the English artist Emma Archer.
She originally from Birmingham (England), graduated in Fine Arts from “Liverpool John Moores University”, she lives and works in Italy, “… a country to which she has always been attracted, since she was a child”. "The Vasto hinterland where I live - we read in the artist's personal blog - is truly amazing in its infinite variety of shades. In autumn the studio is surrounded by magnificent flaming shades. A dance of sepia, crimson, amber, copper, auburn, gamboge, rust and emerald. Bright, bold and vibrant tones. The hills covered with carpets of noble olive trees, perched with sagging vines, the countryside yellowed with what remains of summer tomatoes, the turned earth of newly sown fields, herbs and cereals waiting to sprout. I try to capture the essence of this landscape ... ".
These are passionate descriptions by E. Archer that lead us to look at her "florals", watercolours and acrylics on paper, not simply decorative images, but sincere and warned documentary narratives of a living, blossoming and reclining nature. The plants from which the image takes its cue, initial design and colour, taking advantage of the technique of overlapping and shooting work in several stages and shots, continue in some way to present themselves in all their biological becoming, flourish and wither. In these elaborate representations the changing of their lymphatic essences, of appearances no less, remains documented, so that the author's gaze, first of all, of the visitor in the expo, passes, as for a labyrinthine reading, along the pictorial lines outlined, now supple and soft , at times decidedly free and full of sudden energy.
Her paintings - rigorously made up of small or large floral-vegetative textures, strictly on a white background - seem to be author's 'abstract'. They are actually semiotic and chromatic traces of the artist's passionate gaze on the nature in which she loves to live and constantly interact. Beyond the aesthetic pleasure aroused in the beholder, they appear as evidence of a genuine and firm idea: the pantheistic conviction that creation is everything, even if taken and enjoyed for each branch, single bud, flower and fruit, due to its peculiar and yet mutant its shape, due to the transmuting color and the vibrant reflection of light on its stems and leaves, are interacting parts, albeit constantly changing - according to the lesson of the Greek Heraclitus - of a unicum of nature.
To fully understand the visual-emotional habitat in which and with which the Archer lives and works, it is essential to embrace the concept of "creativity" defined by her "... a deep well, full of ideas, life experiences, desire of knowledge ". As if to say that from the depths of one's psychic feeling one places oneself in the light of the existing, personal and relational, with a finished work that is and remains a signifying, if possible imperishable trace, of a very individual life, of a peculiar earthly event, of the earth becoming altogether less.